dal 22 gennaio al 22 marzo 2022, Caffè Pedrocchi
Project Location: Trentino, ITALY
Alla fine del XX secolo in tutto l’arco alpino vivevano non più di tre orsi: si trattava di tre maschi persino troppo vecchi per potersi riprodurre.
Dalla seconda metà dell’ottocento l’orso è stato vittima di una caccia selvaggia volta all’annientamento della specie dalle Alpi: sotto il governo asburgico erano state imposte taglie sulla testa di ogni orso abbattuto. Questa legittimazione sotto forma di incentivo ha dato una forte impulso alla caccia all’orso trasformando gli allevatori in cacciatori e ponendo le basi per la volontaria estinzione localizzata della specie: missione quasi compiuta.
Nei primi decenni del novecento la caccia è continuata coinvolgendo anche lupo e lince: i grandi carnivori delle Alpi risultavano incompatibili con la presenza delle attività antropiche e il loro numero si è ridotto fino alle soglie dell’estinzione (che nel caso della lince si è effettivamente verificata).
Nel 1996 nasce il progetto europeo “Life Ursus” con l’obiettivo, attraverso la reintroduzione di 10 orsi dalla Slovenia, di ripristinare in 20 anni una minima popolazione vitale. Tre anni dopo, i primi orsi verranno liberati nell’alta Val di Tovel, nelle stesse Dolomiti di Brenta che ospitavano i tre orsi sopravvissuti alla carneficina del secolo precedente.
Oggi in Trentino gli orsi sono circa un centinaio e il loro ritorno ha visto il riaffiorare degli stessi conflitti che da sempre hanno segnato la convivenza tra uomo e animale, perché il loro ritorno scatena la ferocia e l’ignoranza di chi, accarezzando la canna del fucile, afferma ancora che “l’orso qui non c’è mai stato”.
La presenza dell’orso è stata spesso utilizzata come fattore di marketing per pubblicizzare il territorio e celebrare la biodiversità vista come conquista di un mondo in grado di convivere con la natura libera. L’orso è stato sfruttato come elemento distintivo e di vanto di un intero territorio. Poi con i primi scontati incidenti nati dalla convivenza stretta in quello che è l’ambiente montano più densamente popolato al mondo, ha cominciato a nascere anche l’antagonismo degli allevatori che ne pagano le predazioni e dei turisti spaventati, che ne temono l’incontro. Di pari passo si rinforzano i movimenti animalisti nella lotta per la salvaguardia della libertà di questi animali. Alcuni casi noti alle cronache, come quelli di Daniza e M49, portano il tema all’attenzione mediatica nazionale.
E così c’è chi li vede come un nuovo simbolo della rivoluzione mondiale, chi come ladri o assassini. Qualcuno li studia e qualcun altro entra nelle loro tane.
Kirka è il racconto della presenza dell’orso nelle Alpi attraverso i secoli: dalla grotta del Conturines con i suoi innumerevoli resti fossili, al mito di San Romedio, dal cappello dell’uomo del Similaun agli affreschi di Torre dell’Aquila a Trento. E ancora, Kirka è il racconto di come riuscire a salvare una specie da un’estinzione localizzata e di come rendere possibile una convivenza troppo spesso minacciata.
Luca Rotondo
Luca Rotondo nel 2013 con il libro “Ipotesi di Paesaggio”si diploma allo IED di Milano, istituto in cui dal 2016 tiene il corso di “Landscape Documentation”. Dal 2015 vince il premio Ponchielli e comincia a collaborare con diversi magazine nazionali ed esteri (tra i principali: Stern, Zeit, Sunday Times, GEO, D Repubblica, L’Espresso, Panorama, Io Donna, Wallpaper). Nel 2017 viene nominato per la World Press Photo Joop Swart Masterclass. Suoi lavori sono seleziona-ti per il Lumix festival, Sony Awards e APA Awards, partecipano al Photoville festival, al Kuala Lumpur photofestival, Photolux e Siena photofestival.